Udienza da Papa Francesco


Il Pontificio Seminario Regionale Sardo

dagli Esercizi Spirituali ad Ariccia, all’Udienza con Papa Francesco

 

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“Cari Fratelli nell’Episcopato, cari educatori e alunni! Vi accolgo in occasione del novantesimo di fondazione del Pontificio Seminario Regionale di Sardegna”. Queste sono le prime parole pronunciate da Papa Francesco nell’udienza che ci ha visti suoi ospiti presso la Sala Clementina in Vaticano sabato 17 febbraio. Questa udienza è stata il culmine della celebrazione dei 90 anni della fondazione dell’istituzione del nostro Seminario, anniversario che ha visto la nostra comunità impegnata nei percorsi formativi e attiva nel celebrare tale evento.

Certamente non è facile, poche ore dopo gli eventi vissuti, riassumere sinteticamente i contenuti e le emozioni che ci portiamo dentro, dono dell’esperienza di Grazia degli Esercizi Spirituali che abbiamo vissuto ad Ariccia, nella Casa ‘Gesù Divin Maestro’ (in questa settimana e per il quinto anno consecutivo, sede degli Esercizi spirituali quaresimali di Papa Francesco e della Curia Romana) e poi della possibilità di vivere l’udienza privata della nostra Comunità insieme ai nostri Vescovi con Papa Francesco.

Gli Esercizi Spirituali sono stati un tempo propizio durante il quale il Signore ha seminato grandemente nel terreno della nostra vita. Quei giorni sono stati occasione di maturazione umana, cristiana e vocazionale. Le meditazioni, guidate da P. Ismael Barros FMVD, hanno voluto rileggere i brani della Passione in una chiave sponsale per provocare in noi la ricerca della SS.ma Trinità che ha preso casa nella nostra vita; Dio fa matrimonio con noi e ci invita a vivere nella fedeltà a questo Amore sponsale.

Terminati gli Esercizi Spirituali ci siamo trasferiti a Roma e sabato 17 febbraio prima di tutto abbiamo celebrato la S. Messa presieduta da S.E. Mons. Arrigo Miglio e concelebrata dagli altri Vescovi delle nostre diocesi presso la tomba dell’Apostolo Pietro. L’intenzione di Gesù è chiara: Egli vuole che la Sua Chiesa abbia un punto di riferimento che garantisca l’unità dei discepoli, nonostante le spinte disgregatrici dell’orgoglio umano. E questo punto di riferimento, questa roccia sulla quale Gesù si impegna a costruire la Sua Chiesa è Pietro. Nell’ora della passione – lo raccontano lucidamente i Vangeli – Pietro ebbe un momento di fragilità e cadde nel baratro del rinnegamento. Ma Pietro ebbe l’umiltà di piangere e di chiedere perdono: e Gesù fu felice di perdonarlo! Non solo. Gesù riconfermò Pietro nel ruolo che aveva pensato per lui. Proprio questo ci ha ricordato Mons. Miglio – che San Pietro, e tutti noi siamo dei perdonati e che una autentica evangelizzazione offre la misericordia di Dio a partire dalla consapevole scoperta di essere persone che hanno sperimentato misericordia da Dio. Terminata la celebrazione ci prepariamo per l’Udienza con Papa Francesco.

Ed eccoci nella Sala Clementina, tutti in trepidante attesa dell’incontro: in tutti traspare la gioia e lo stupore per la possibilità che ci è stata concessa di vivere questo importante momento.

Il nostro Coro di canto sardo “Su Seminariu” con il canto “Sett’ispadas de dolore” ha permesso di convogliare tutte le emozioni dell’attesa in un grande abbraccio accogliente per Papa Francesco che immediatamente ci ha fatti sentire “di casa”.

È stato Mons. Miglio, arcivescovo di Cagliari e Presidente della Conferenza Episcopale Sarda, a rivolgere il saluto a Papa Francesco a nome dell’Episcopato sardo e della Comunità del Pontificio Seminario Regionale Sardo e della comunità Propedeutica: “Santo Padre, grazie per averci accolti nella Sua casa e per averci dedicato momenti preziosi del Suo tempo. Questo incontro costituisce per il Pontificio Seminario Regionale Sardo il momento culminante delle celebrazioni per il 90° della sua istituzione, voluta dal Papa Pio XI nel 1927. Incontrare in questa occasione il Vescovo di Roma significa per noi tornare alle origini del Seminario stesso”.

L’emozione iniziale si è subito trasformata in silenziosa attenzione per ciò che Papa Francesco ci ha voluto donare con il Suo messaggio.

Per Papa Francesco “c’è tanto bisogno di uomini di Dio che guardino all’essenziale, che conducano una vita sobria e trasparente” e siano capaci di guardare in avanti secondo la sana tradizione della Chiesa. Ci è stato ricordato che il Seminario è scuola “di fedeltà totale a Cristo, alla sua Chiesa” e alla vocazione e missione sacerdotale con una grande capacità di ascolto della storia della nostra terra e delle storie di ogni persona che incontriamo. “Le odierne povertà materiali e spirituali rendono ancora più importante quello che sempre è stato richiesto, cioè che i pastori siano attenti ai poveri, capaci di stare con loro, con uno stile di vita semplice, affinché i poveri sentano che le nostre chiese sono in primo luogo la loro casa”. Dal Papa è venuto un grande incoraggiamento e un monito ai seminaristi a prepararsi “fin d’ora a diventare preti della gente e per la gente, non dominatori del gregge a voi affidato, ma servitori”. La Chiesa ha necessità di “uomini di Dio che guardino all’essenziale, che conducano una vita sobria e trasparente, senza nostalgie del passato ma capaci di guardare in avanti secondo la sana tradizione della Chiesa”. Papa Francesco ci ha invitati a vivere questa dimensione formativa “con gioia, tenacia e serietà … per assumere la forma di vita apostolica, che sappia rispondere alle odierne esigenze dell’evangelizzazione”. Il Seminario – ci ha ricordato Papa Francesco – prima e ancor più che un’istituzione funzionale all’acquisizione di competenze teologiche e pastorali, è anzitutto una vera e propria esperienza ecclesiale, una singolare comunità di discepoli, chiamata a ripresentare il mistero del Signore Crocifisso e Risorto e a vivere una speciale consuetudine di vita con lui e con gli altri “chiamati”, per verificare e far maturare i tratti specifici della sequela apostolica. L’identità autentica del seminario è una continuazione della comunità apostolica stretta attorno a Gesù, in ascolto della sua Parola, in cammino verso l’esperienza della Pasqua, in attesa del dono dello Spirito per la missione: ciò costituisce per il seminario una chiamata a essere un’autentica scuola di santità.

Dopo il discorso c’è stato il momento dei doni al Santo Padre: abbiamo regalato a Papa Francesco una statua della Madonna di Bonaria, un quadro che riproduce l’icona ‘Trinitas Agricola’ del presbiterio della Cappella del Seminario e il libro di Tonino Cabizzosu “Per una storia del seminario regionale di Cuglieri”. In ultimo Papa Francesco si è trattenuto con noi salutandoci uno per uno e dialogando brevemente con ciascuno. Durante i saluti il coro liturgico del Seminario ha eseguito il tradizionale canto mariano “Deus ti salvet Maria”.

Va a Papa Francesco la nostra gratitudine perché ci ha accolti, per le Sue parole, per la Sua testimonianza evangelica.

 

Quella di questi giorni è stata certamente una significativa esperienza di Chiesa perché ha visto la presenza graditissima di S.E. Mons. Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, dei nostri Vescovi che con sollecitudine ci hanno accompagnato in questo percorso tutta la Comunità del Seminario Regionale Sardo, la presenza dei nostri seminaristi sardi nei Collegi Romani, la Comunità della Propedeutica Regionale, la Comunità presente in Seminario delle Suore ‘Figlie di San Giuseppe’ e i laici collaboratori.

A nome di tutti desidero ringraziare in modo particolarissimo P. Ismael Barros FMVD per l’impegno competente, profuso attraverso le meditazioni, i colloqui e le celebrazioni da lui presiedute. Fin dall’inizio degli Esercizi ci ha messi tutti nella condizione di essere consapevoli della grande e provvidenziale possibilità di Grazia di questa esperienza spirituale.

Grazie alla comunità che guida la Casa “Gesù Divin Maestro” ad Ariccia; subito ci è risultato evidente lo spirito del carisma e del progetto voluto dal Beato don Giacomo Alberione, per questa casa, “una delle meraviglie del nostro tempo” (così la definì il B. Paolo VI), creando accoglienza, unità e rinnovato dinamismo attorno a questo focolare di preghiera e di condivisione. Grazie alla Comunità dei Padri e Fratelli Paolini e dei loro collaboratori perché durante tutta la settimana ci hanno dato testimonianza della loro vocazione e ci hanno fatto sentire ‘in famiglia’ e sempre disponibili per ogni esigenza.

Grazie a tutti i Vescovi delle nostre Chiese che sono in Sardegna perché hanno desiderato favorire questo evento e perché ci sono stati accanto presiedendo e guidando i momenti più significativi di questo nostro pellegrinaggio spirituale ed ecclesiale.

Nei prossimi giorni in questo nostro sito troverete e potrete leggere altri articoli di cronaca e di approfondimento dell’esperienza vissuta dalla nostra Comunità del PSRS.

 

Don Antonio Mura

Rettore del PSRS


 

 

17 FEBBRAIO 2018 (sabato)

PSRS IN UDIENZA PRIVATA DA PAPA FRANCESCO

VATICANO

Saluto di S.E.R. Mons. Arrigo Miglio a Papa Francesco

 

Santo Padre,

grazie per averci accolti nella Sua casa e per averci dedicato momenti preziosi del Suo tempo.

Questo incontro costituisce per il Pontificio Seminario Regionale Sardo il momento culminante delle celebrazioni per il 90° della sua istituzione, voluta dal Papa Pio XI nel 1927. Incontrare in questa occasione il Vescovo di Roma significa per noi tornare alle origini del Seminario stesso.

Desideriamo anzitutto con questa visita approfondire il nostro legame di fedeltà, di preghiera e di affetto con Vostra Santità, legame che si è rafforzato in modo particolare in occasione della Sua visita – pellegrinaggio a Cagliari il 22 settembre 2013. Le diciamo grazie in modo particolare perché in quella intensa giornata Lei ha accettato di fermarsi nel nostro Seminario, ha visto dove abitiamo, ci ha incontrati nella Cappella ed ha visto dove viviamo, anche se si trattava di una giornata particolarmente movimentata e piena di impegni.

Il Seminario Regionale, e la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, che Lei ha visitato nel pomeriggio di quella memorabile giornata, sono due istituzioni preziose per la vita e la missione delle nostre dieci diocesi: preparano i futuri sacerdoti ad esercitare il ministero pastorale in un clima di comunione e di collaborazione, particolarmente necessario per una regione che possiede una sua peculiare cultura, una antichissima e ricca tradizione, che per la sua collocazione ha una vocazione a coltivare rapporti con gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che è pur sempre un’isola e quindi particolarmente bisognosa di coltivare unità e obiettivi comuni.

Il trasferimento del Seminario Regionale dalla prima sua sede nella cittadina di Cuglieri al capoluogo regionale di Cagliari, avvenuto agli inizi degli anni Settanta, fu motivato dalla necessità di assicurare una formazione sacerdotale che si realizzi in continuo dialogo con la realtà culturale e sociale assai complessa della vita regionale, che nella città capoluogo manifesta in modo particolare opportunità, potenzialità e contraddizioni.

Da vari anni, come altre regioni dell’Italia, viviamo l’esperienza dei nuovi immigrati e rifugiati che approdano sulle coste sarde, sia direttamente al termine di viaggi avventurosi sia perché salvati da altre navi in mare aperto e portati nella nostra regione. Lei Santo Padre non si stanca mai di ricordarci che circostanze come questa non sono dettagli per la missione della Chiesa e per il ministero del prete ma segni preziosi di questo tempo nel quale il Signore ci chiama a vivere e testimoniare, senza compromessi e senza nostalgie del passato, la gioia del Vangelo.

Anche nel nostro Seminario non mancano di arrivare voci e messaggi provenienti da varie fonti, che vorrebbero essere cattoliche, non sempre in linea con il Magistero della Chiesa scaturito dal Concilio e dall’insegnamento dei Successori di Pietro. Per questo diventa particolarmente preziosa la Sua parola, che più volte ci ha indicato i tratti essenziali del presbitero di cui oggi la Chiesa e la società hanno bisogno. In particolare, vivendo in una regione che conosce molta povertà, a cominciare dalla disoccupazione giovanile che sfiora il 50%, dalla forzata emigrazione di centinaia di giovani preparati e qualificati costretti ogni anno a cercare lavoro altrove e dal declino demografico che in 20 anni ha fatto passare la Sardegna in coda alla classifica italiana per tasso di natalità, abbiamo bisogno sempre più di assimilare e vivere uno stile di servizio che aiuti tutti i poveri a sentici vicini, capaci di condividere, e a sentire che le nostre chiese sono la loro casa, per loro in primo luogo.

Non dimentichiamo che Lei è venuto a Cagliari anzitutto per pregare Nostra Signora di Bonaria e da quel giorno quando ci rivolgiamo alla Patrona Massima della Sardegna non possiamo non pregare in modo speciale per Papa Francesco. Le promettiamo che d’ora in poi lo faremo ancora di più, mentre Le chiediamo di portarci nel cuore e di benedirci.

 


 

 

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
ALLA COMUNITÀ DEL PONTIFICIO SEMINARIO REGIONALE SARDO

Sala Clementina
Sabato, 17 febbraio 2018

 

Cari Fratelli nell’Episcopato,
cari educatori e alunni!

Vi accolgo in occasione del novantesimo di fondazione del Pontificio Seminario Regionale di Sardegna. Fu il Papa Pio XI a sollecitare i Vescovi italiani, specialmente del centro-sud e delle Isole, ad accordarsi per la concentrazione dei Seminari, al fine di provvedere convenientemente all’educazione degli aspiranti al sacerdozio. Nella vostra Regione il Seminario ebbe sede dapprima a Cuglieri, insieme con la Facoltà Teologica; in seguito fu trasferito nel capoluogo. Vi saluto tutti con affetto, ad iniziare dai vostri Pastori, in particolare l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Arrigo Miglio, che ringrazio per le sue parole.

In questa ricorrenza desidero unirmi a voi nel rendere lode al Signore, che in questi anni ha accompagnato con la sua grazia la vita di tanti sacerdoti formati in questa importante istituzione educativa, dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Essa ha dato alla Chiesa numerosi ministri impegnati nelle vostre Chiese locali, nella missione ad gentes e in altri servizi alla Chiesa universale. Possa questa circostanza commemorativa dare nuovo impulso alla pastorale vocazionale, alla formazione aggiornata e accurata dei candidati all’Ordine sacro, a beneficio del popolo di Dio.

Cari Seminaristi, vi state preparando per essere un domani operai nella messe del Signore, sacerdoti che sappiano lavorare insieme, anche tra diocesi diverse. Questo è particolarmente prezioso per una regione come la Sardegna, intrisa di fede e di tradizioni religiose cristiane, e che necessita, anche a motivo della condizione di insularità, di una cura speciale delle relazioni tra le diverse comunità diocesane. Le odierne povertà materiali e spirituali rendono ancora più importante quello che sempre è stato richiesto, cioè che i pastori siano attenti ai poveri, capaci di stare con loro, con uno stile di vita semplice, affinché i poveri sentano che le nostre chiese sono in primo luogo la loro casa. Vi incoraggio a prepararvi fin d’ora a diventare preti della gente e per la gente, non dominatori del gregge a voi affidato (cfr 1Pt 5,3), ma servitori. C’è tanto bisogno di uomini di Dio che guardino all’essenziale, che conducano una vita sobria e trasparente, senza nostalgie del passato ma capaci di guardare in avanti secondo la sana tradizione della Chiesa.

In questi anni di preparazione al ministero ordinato, state vivendo un momento speciale e irripetibile della vostra vita. Possiate essere sempre più consapevoli della grazia che il Signore vi ha concesso facendo risuonare in voi l’invito a lasciare tutto e a seguirlo, a stare con Lui per essere inviati a predicare (cfr Mt 4,19-20; Mc 3,14). In voi, in modo particolare, sono riposte le speranze della Chiesa che è in Sardegna! I vostri Vescovi vi seguono con affetto e trepidazione, contando tanto su di voi e sul vostro proposito di conformarvi a Gesù Buon Pastore per il bene e la santità delle comunità cristiane della vostra regione.  Camminate con gioia, tenacia e serietà in questo percorso di formazione, per assumere la forma di vita apostolica, che sappia rispondere alle odierne esigenze dell’evangelizzazione.

Il Seminario, prima e più ancora che un’istituzione funzionale all’acquisizione di competenze teologiche e pastorali e luogo di vita comune e di studio, è una vera e propria esperienza ecclesiale, una singolare comunità di discepoli missionari, chiamati a seguire da vicino il Signore Gesù, a stare con Lui giorno e notte, a condividere il mistero della sua Croce e Risurrezione, ad esporsi alla Parola e allo Spirito, per verificare e far maturare i tratti specifici della sequela apostolica. Sin da ora, sia vostra cura prepararvi adeguatamente ad assumere una scelta libera e irrevocabile di fedeltà totale a Cristo, alla sua Chiesa e alla vostra vocazione e missione.

Il Seminario è la scuola di questa fedeltà, che si apprende prima di tutto nella preghiera, particolarmente in quella liturgica. In questo tempo si coltiva l’amicizia con Gesù, centrata nell’Eucaristia e alimentata dalla contemplazione e dallo studio della Sacra Scrittura. Non si può esercitare bene il ministero, se non si vive in unione con Cristo. Senza di Lui non possiamo far nulla (cfr Gv 15,5).

Nel cammino del Seminario è decisivo il ruolo dei formatori: la qualità del presbiterio dipende in buona parte dall’impegno dei responsabili della formazione. Essi sono chiamati a operare con rettitudine e saggezza per lo sviluppo di personalità coerenti ed equilibrate, in grado di assumere validamente, per poi compiere responsabilmente, la missione presbiterale. In questa delicata opera formativa, anche il vostro Seminario svolge un servizio indispensabile alle Diocesi, favorendo la qualità della formazione del clero e la comunione tra le Chiese.

Vi affido tutti alla materna protezione di Nostra Signora di Bonaria. Per esperienza posso dirvi che il Seminario è un momento privilegiato in cui si sperimenta questa amorevole presenza della Madonna nella nostra vita. Ella veglia sempre con amore premuroso su ognuno di voi. E’ Madre vostra. A Maria ricorrete spesso e con fiducia. A tutti voi assicuro la mia preghiera e la mia benedizione. E per favore, vi chiedo di pregare per me.