Memoria della B.V.M. della Medaglia Miracolosa

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Martedì 27 Novembre la comunità del Seminario Regionale, su invito della Congregazione Mariana, ha celebrato i vespri presieduti da Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Antioco Piseddu, vescovo emerito di Lanusei, in occasione della memoria della B.V. Maria della Medaglia Miracolosa.
In questa circostanza la Congregazione ha potuto donare al simulacro della Vergine Immacolata un cuore contenente i nomi di tutti i seminaristi. L’idea di donare alla statua della Vergine, proveniente da Cuglieri, questo dono, è nata dalla testimonianza stessa di Mons. Piseddu, il quale ricordava l’immagine della Madonna adorna di questo segno di devozione. Come ha suggerito nell’omelia, il bel gesto compiuto non vuole essere un segno fine a sé stesso, ma deve ricordare che tutti siamo sempre sotto la protezione della Vergine Maria e Lei, come Madre premurosa verso i suoi figli, non può non avere fissi nel suo cuore i loro nomi. Un seminarista non può non essere devoto a Lei, non può non pregarla perché, eccetto il Padre e lo Spirito Santo, solo Maria conosce profondamente Gesù; solo Lei, come tante giaculatorie ricordano, può portare a Gesù: “ad Iesum per Mariam”.
Al termine della celebrazione a nome di tutta la comunità, il Rettore don Antonio Mura ha posto sul simulacro della Vergine Immacolata il cuore e a tutti sono state consegnate le Medaglie Miracolose in memoria dell’evento.

Lorenzo Vacca

 


Omelia di S.E.R. Mons. Antioco Piseddu

Stiamo intorno a Maria in questa celebrazione della Congregazione Mariana. Vorremmo inserirci in quel fiume di grazia che il Signore ha voluto dare alla Chiesa, per opera di S. Ignazio di Loiola e dei padri della Compagnia di Gesù, ratificata dal Papa Gregorio XIII nel 1563. Sono vari secoli che dura.

In particolare vorremmo ricollegarci all’esperienza fatta nel Seminario di Cuglieri e continuata ancora a Cagliari, come uno dei modi di onorare Maria affidandoci come futuri sacerdoti e alle sue mani materne. È evidente che per essere concreti e autentici, dobbiamo parlare dell’imitazione delle sue virtù, del suo modo di vivere la sua consacrazione al Signore.

La Madonna del Pensiero. Maria ci sembra ci ripeta: non abbiate paura di pensare. Lei non ha avuto paura di pensare. Le prime parole che il Vangelo mette nelle sue labbra dopo l’annuncio dell’Angelo, ci colgono quasi di sorpresa: “Come avverrà questo?”. Chiede spiegazioni. E le avrà, tradorre per quanto possibile in pensieri e parole umane.

Ella era abituata a pensare. Era abituata a stare in silenzio. Lavorava la sua mente e il suo cuore. Rifletteva su ogni cosa che le capitava, esaminandola e conservandola nel suo cuore, come dice il Vangelo. Si formava lentamente adeguando i suoi pensieri a quelli di Dio che cercava di capire, nella limpidezza del suo cuore non tocco dal peccato.

La Madonna della Fede. Noi chiamiamo fede il dono di Dio che ci permette di fare nostri i pensieri, i sentimenti di Dio, la sua volontà. Questo titolo ci ricorda quello attribuito a una parrocchia di Cagliari (Pirri) da Mons. Giuseppe Bonfiglioli in seguito all’intuizione di un’anima pia. La Madonna del pensiero, ma del pensiero di Dio, quindi la Madonna della Fede. Durante gli anni degli studi, il nostro compito primario può sembrare considerato quello di “pensare”. È il pensiero che modella la nostra personalità. Per primo seguiamo i pensieri dei grandi pensatori cristiani, a cominciare dalla Sacra Scrittura e dai Padri e dai teologi antichi e moderni. Ma dopo aver seguito la strada da loro percorsa, ci chiediamo se anche noi siamo in grado di “pensare”, noi stessi, come hanno fatto loro, nel solco della fedeltà alla Chiesa, all’insegnamento dei Papi, fedeli così alla parola di Dio, ma facendo nostri i pensieri di Dio, ma rendendoli umani, incarnandoli nella nostra umanità, quella di oggi che ci vengono suggeriti dai “segni dei tempi”, che la Chiesa deve cercare di capire e interpretare con la luce della parola di Dio. È la fatica del pensare, del pensare in grande, secondo Dio.

Secondo i pensieri che abbiamo, se forti o deboli, se chiari o confusi, si configura la nostra personalità e le nostre azioni. Personalità forti si costruiscono attorno a pensieri forti, che diventano il centro degli interessi e la molla per l’azione. S. Ignazio: “Ad maiorem Dei gloriam”. San Filippo Neri: “Paradiso, paradiso, preferisco il paradiso”. San Giovanni Bosco: “Da mihi animas, cetera tolle”. San Giovanni Paolo II: “Totus tuus”;Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo”.

Madonna del Fiat. Perchè il pensiero diventa azione, diventa vita. Diventa esercizio di Fede. Avete certo conosciuto delle persone che hanno vissuto questa realtà umana e divina, persone di pensiero originale e di fede, persone sante.

Bisogna che altre persone ne conoscano. Aggiungiamo: che conoscano noi come persone di fede, che stanno spendendo la loro vita per il Signore. Sacerdoti intelligenti, colti, semplici e santi, capaci di aprire strade nuove per la Chiesa di oggi, seguendo e interpretando la voce dello Spirito che vuole la sua Chiesa, la sua sposa sempre più bella, “santa e immacolata”.

 


 

Mercoledì 28 Novembre la Congregazione Mariana si è ritrovata in un modo del tutto particolare: questa volta non è stata la cripta della Cappella del seminario ad accogliere i suoi componenti, ma la casa del servo di Dio don Antonio Loi sita in Decimoputzu.
Accompagnati da Don Francesco Mameli, padre spirituale del Seminario e animatore di riferimento della Congregazione, dopo aver pregato davanti alla tomba di don Antonio, i seminaristi congregati mariani si sono spostati nel luoghi in cui ha vissuto il servo di Dio.
Fin da subito per tutti i seminaristi, grandi e piccoli, vecchi e nuovi, è stata una forte emozione accedere alle stanze dove don Antonio Loi ha consumato la sua vita sacerdotale. Ad accogliere i congregati sono stati i padroni di casa, ovvero le sorelle e il fratello di don Antonio: Teresa, Agata e Giovanni. Essi hanno raccontato la vita e, grazie anche alle fotografie, è stato possibile condividere esperienze e conoscere le vicende del servo di Dio. Una storia di sofferenza vissuta però cristianamente: “non mancava mai in lui la gioia e l’amore per Maria e per il Signore”, ha detto la sorella, raccontando la sua vita da Seminarista a Cuglieri. Un giovane dedito alla preghiera, allo studio, che passava tanto tempo tra i ragazzi e i bambini con i quali giocava e insegnava il catechismo. Il momento più toccante è stato quando ci si è riuniti davanti al letto del sacerdote, divenuto altare di quella piccola dimora negli anni della malattia, dove i congregati hanno pregato i vespri e, come fecero i sacerdoti il 29 Maggio del 1965, mentre don Antonio stava per andare alla casa del Padre, hanno cantato il Te Deum. La vita del giovane sacerdote don Antonio, come destò meraviglia e stupore per gli uomini di quell’epoca, così ancora oggi suscita in chi viene a conoscenza della sua storia di vita, ammirazione e devozione legate a una limpida e bella testimonianza di fede e donazione totale al Signore e ai fratelli, come Cristo stesso ha fatto sulla croce avendo ai piedi la Vergine, alla quale don Antonio si rivolgeva costantemente. “O Mamma, offrimi a Gesù”.

Lorenzo Vacca