Mons. Trudu presenta la nuova edizione del Messale Romano


“Il libro del Messale non è soltanto uno strumento liturgico, ma un riferimento puntuale e normativo che custodisce la ricchezza della tradizione vivente della Chiesa, il suo desiderio di entrare nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione e di tradurlo nella vita. La riconsegna del Messale diventa così un’occasione preziosa di formazione per tutti i battezzati, invitati a riscoprire la grazia e la forza del celebrare, il suo linguaggio – fatto di gesti e parole – e il suo essere nutrimento per una piena conversione del cuore”. Così il cardinal Bassetti, presidente della CEI, commentava a margine della presentazione al Santo Padre della nuova edizione del Messale Romano in lingua italiana.

Per approfondire questa formazione di cui parla l’arcivescovo di Perugia, la comunità del Pontificio Seminario Regionale Sardo si è riunita lunedì 19 Ottobre con il prof. mons. Fabio Trudu, direttore dell’Istituto di Scienze Religiose di Cagliari e professore di Sacramentaria e Liturgia presso la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, nonché direttore dell’Ufficio Liturgico dell’arcidiocesi di Cagliari e membro della commissione che ha revisionato il testo italiano del libro liturgico più importante per la nostra fede, come più volte è stato definito in questi mesi il Messale.

Lo scopo dell’incontro era quello di accrescere la consapevolezza nell’uso del Messale per vivere meglio la celebrazione eucaristica, scoprendo le novità apportate e riscoprendo le formule non mutate a cui siamo largamente abituati. Capire il perché di certe scelte, le quali escludono sempre altre opzioni, più o meno valide anch’esse, permette di entrare in relazione più feconda con il testo, esso infatti non è un oggetto statico, ma diviene, in modo eminente nella preghiera, dinamica di vita, ascolto e riposta, dialogo con Dio e con l’assemblea dei fratelli. Le parole udite o pronunciate durante la messa hanno un’importanza capitale nella vita di fede della comunità cristiana, ma anche del singolo. Lex orandi statuit lex credendi, la legge della preghiera stabilisce la legge del credere.

Il cambio delle parole della preghiera domenicale o dell’inno del “Gloria a Dio” o anche l’aggiunta dell’espressione “e sorelle” ai tanti passi della messa che nominavano solo i “fratelli” sono sicuramente tra quelle novità che la maggioranza dei credenti nota, ma non sfuggono certamente all’orecchio fine dei seminaristi come dei preti tutti quei piccoli cambiamenti di espressione, di formulazione o di immagini di cui questo messale non è parco. Ci è stata ben illustrata la ricchezza biblica dell’immagine della “rugiada”, che va ad arricchire la seconda preghiera eucaristica, così come il senso del “dono” della pace, che non è semplicemente un “segno” che rimanda ad altro, ma un’azione che avviene.

Sarebbero numerosi i punti da toccare, ma penso che di questo momento formativo rimanga principalmente una cosa: la novità nella continuità, la quale schiude l’orecchio spesso tappato dall’abitudine e ci fa riscoprire il vero senso dell’ascolto, della preghiera, della tradizione.

Il ringraziamento va certamente a mons. Trudu, per la maggior parte di noi don Fabio, che non ha smentito la sua disponibilità e la sua capacità di trattare gli argomenti di cui parla in modo chiaro, accessibile e interessante.

Leonardo Arca, Sem.