Dalla grotta dell’Annunciazione, alla necropoli di Emmaus; dal fare memoria dei “SI” più importanti che hanno dato inizio alla storia della salvezza, al raccontare l’incontro con il Signore, come i discepoli di Emmaus; il riconoscere la Sua presenza costante che permette ad ogni uomo di uscire dai propri sepolcri e vivere realmente un’esperienza di resurrezione attorno a quel pane spezzato; sentirsi discepolo e quindi essere pane spezzato per gli altri.
Questo il filo rosso che potrebbe racchiudere l’esperienza vissuta dai seminaristi del sesto anno del Pontificio Seminario Regionale Sardo, e alcuni diaconi transeunti, guidati dal Cardinale Miglio, dal Rettore don Riccardo Pinna e dall’animatore Don Mario Cuscusa in terra santa dal 17 al 24 Marzo. Tante sono state le tappe di questo viaggio. Partendo da Nazareth, c’è stata la visita alla Basilica dell’Annunciazione, all’interno della quale è presente la grotta dell’Annunciazione, come la visita alla Chiesa di San Giuseppe e il momento di preghiera alla chiesa della Trasfigurazione collocata proprio sul monte Tabor. Il secondo giorno, il Cardinale Miglio ha proposto al gruppo come filo conduttore la domanda che tante persone si fanno davanti a Gesù: “chi è Costui?”. La visita alla chiesa delle beatitudini, situata sulla montagna dove il Signore ha pronunciato il discorso, ha aperto la giornata che è continuata verso Cafarnao dove è situato il villaggio con i resti della casa di Pietro e la grande Sinagoga di fronte al lago di Tiberiade; a Tabgha il gruppo ha visitato la Chiesa benedettina della 'Moltiplicazione dei pani e dei pesci' e la vicina Chiesa del Primato di Pietro. Nel pomeriggio, il pellegrinaggio è proseguito con la visita al sito archeologico di Magdala.
Il terzo giorno una volta arrivati a Betlemme i seminaristi hanno raggiunto la località di Ein Karem. Dopo essere giunti presso il complesso ospedaliero Hadassah per la visita alla Sinagoga con le splendide vetrate di Mark Chagall, raffiguranti le 12 tribù di Israele, il gruppo si è diretto verso la salita al Santuario che ricorda la visita di Maria alla parente Elisabetta. Successivamente è stata la volta della discesa alla chiesa di San Giovanni ba-Harim, con al suo interno la grotta che la tradizione identifica come il luogo della nascita del ‘Battista’. Un momento importante e forte è stato sicuramente l’ingresso allo Yad Va’shem (Museo della Shoah), una ferita ancora aperta. In quelle foto che documentano una bruttissima pagina di storia, si è potuto vedere il volto di Cristo nei volti di ogni persona chiusa nei campi di concentramento. Dov’era Dio in quel momento? Era proprio li, in quel volto martoriato e ridotto oramai all’osso.
Il quarto e quinto giorno hanno avuto come scenario Betlemme e Gerusalemme. La comitiva ha avuto l’opportunità di pregare presso il Santuario del 'Gloria in Excelsis' presso il Campo dei Pastori, la grotta del latte e la Basilica della Natività, dove è custodita “la grotta” in cui il Verbo si è fatto carne, fondata nel 326 da Costantino.
Una volta giunti a Gerusalemme la visita è proseguita presso il Cenacolo, dove la tradizione colloca il luogo dell'Ultima Cena, la Chiesa della Dormizione di Maria e la Chiesa di San Pietro in Gallicantu. Molto suggestivo comunque anche il passaggio alla Spianata delle Moschee (Monte del Tempio) al quale è succeduta la discesa dalla Porta ‘el Qattanin’ con conseguente sosta al Muro Occidentale, noto (erroneamente) come 'Muro del Pianto', che è l'unica parte superstite delle mura costruite da Erode per sorreggere l'enorme terrapieno su cui sorgeva l'antico Tempio di Gerusalemme. La visita al quartiere di Bethesda, presso la porta di Santo Stefano, con la Chiesa crociata di Sant'Anna e i resti della Piscina Probatica, il successivo passaggio dalla Via Dolorosa partendo dall'arco dell'Ecce Homo, con sosta al Litostrotos e arrivo al Golgota, all'interno della Basilica del Santo Sepolcro dove al centro della Rotonda (Anastasis) s'innalza l'Edicola della Tomba, nella quale si trova un vestibolo (la Cappella dell'Angelo) e la stanza funeraria dove fu deposto il corpo di Gesù, hanno chiuso il quinto giorno.
E dal santo sepolcro è iniziato anche il penultimo giorno con la santa Messa celebrata all’interno dell’edicola alle 5.30 del mattino. Successivamente il gruppo si è diretto verso il deserto di Giuda nella zona del Mar Morto. Dopo un’ora di trekking con piccola sosta a Wadi el Kelt per ammirare il panorama sul Deserto stesso e sul Monastero di S. Giorgio in Koziba, il gruppo si è diretto verso il sito di Qumran e, dopo una breve pausa nei pressi del Mar Morto, ha proseguito la giornata verso la rocca di Masada, dove avvenne il “suicidio collettivo” degli zeloti al termine dell’assedio romano (73 d.C.). Dal sito archeologico emerge che ad Erode il Grande si devono i grandiosi lavori che hanno reso Masada un baluardo quasi inespugnabile. La giornata si è conclusa sul Getsemani dove, assieme a un gruppo proveniente dalla diocesi di Ivrea, si è pregata l’ora santa, con l’adorazione eucaristica, proprio sulla roccia dell’agonia di Nostro Signore. L’ultimo giorno il gruppo si è invece recato nei pressi della necropoli di Emmaus, sui passi dei discepoli, e dopo la messa di ringraziamento ha chiuso il suo “pellegrinaggio – master” a Jaffa.
Oltre a queste tappe non vanno però dimenticati due “incontri ricchezza” che i seminaristi insieme alle proprio guide hanno vissuto due notti: con Padre Etienne Emmanuel Veto, direttore del Centro “Cardinal Bea” per gli studi giudaici, si è parlato del rapporto tra ebrei e cristiani e del dialogo ebraico-cattolico a quasi 60 anni di distanza da Nostra Aetate, mentre, con Padre Ibrahim Faltas, francescano, vicario della custodia in Terra Santa, si è parlato dei rapporti tra Israele e Palestina, della presenza dei cattolici a Gerusalemme e dintorni e della pastorale svolta soprattutto dai francescani in Medio Oriente.
Andrea Pelgreffi, sem.