Martedì 28 novembre 2017
Il gruppo dei seminaristi del 5° anno, guidati da don Antonio Mura, si è ritrovato a vivere una serata di riflessione sul tema della FEDELTÀ. L’incontro si è tenuto nei locali dei Padri della Missione, accolti, come sempre, in modo familiare da P. Giuseppe Crobu, Padre Spirituale per la Comunità del Pontificio Seminario Regionale Sardo e dai suoi Confratelli. La calorosa accoglienza ci ha poi permesso di vivere un significativo momento di riflessione e confronto sulla tematica che accompagna il nostro cammino di formazione in questo tempo che precede il Natale. Abbiamo concluso la serata di riunione con la preghiera dei Vespri presso la cappella comunitaria dei Padri della Missione. A conclusione della serata non poteva mancare un momento di convivialità.
Incontri di formazione del 5° anno del P.S.R.S.
Con il gruppo dei seminaristi del 5° anno, in queste ultime settimane ci stiamo soffermando a riflettere sul tema della FEDELTÀ.
Quando la Bibbia racconta dell’amore di Dio per il suo popolo ricorre spesso alle immagini forti di un amore tradito: Dio ha amato il suo popolo come uno sposo, ma esso continuamente lo ha tradito. Diversamente, però, da come solitamente finiscono le storie di amori umani traditi, Dio non ha mai smesso di amare il suo popolo e ogni volta, anzi, ha dichiarato la sua promessa di amarlo ancora di più. Così lo riconosciamo nella liturgia: “Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza, e tu invece di abbandonarli hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro Redentore: un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare” (Messale Romano, Preghiera eucaristica della riconciliazione I).
Imitare l’amore di Dio significa amare anche quando non ci conviene più amare “per sempre”.
Rivivere l’amore di Dio significa spesso perdonare. Senza capacità di perdonare e di rigenerare continuamente dentro di noi quel “per sempre”, l’amore non dura. Senza perdono non è possibile a una coppia, che pur si ama, restare insieme; ma non è possibile nemmeno al missionario restare fedele e solidale con la sua gente.
Con la sua Ascensione al cielo, Gesù non ci abbandona, ma si fa nostro fedele compagno di viaggio nel tempo, sia pure in modo diverso da quello che usava nella fase della sua esistenza terrena: “Ed ecco, io sono con voi fino alla fine del mondo … andate in tutto il mondo.. insegnando ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”, è la sua parola di fedeltà, connessa con il suo mandato missionario, consegnata a noi nella edizione di Matteo. Gesù trasmette alla sua Chiesa il compito di continuare nel tempo la sua missione di salvezza, in assoluta fedeltà alla fedeltà di Dio, nonostante le infedeltà dell’uomo, di fronte alle quali mai la Chiesa si deve sentire autorizzata ad essere rinunciataria.
Gesù è la personificazione della fedeltà del Padre all’umanità, anzi il segno supremo del suo amore misericordioso: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito” (Gv 3, 16), addirittura nella sua forma più sublime qual è l’Eucaristia, del cui sacramento salvifico i presbiteri sono i ministri. Proprio nell’Eucaristia ci è documentato il sigillo della fedeltà di Dio all’umanità sua creatura peccatrice, assolutamente bisognosa di salvezza.
La stessa Ordinazione Presbiterale è il frutto della fedeltà di Dio. Assicura tutte le grazie necessarie per un adempimento fedele del ministero e del compimento della identità umana e presbiterale. Come annuncia Paolo: “Fedele è Dio dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro” (1 Cor 1, 9). Chiamati non solo alla comunione con il suo Figlio, ma anche ad essere suoi ministri di comunione con Lui, in qualità di pastori in Lui Pastore. Effettivamente, in forza della imposizione delle mani e della preghiera di ordinazione si è costituiti amministratori dei beni di Dio perché siano accolti dagli uomini che ne sono i destinatari titolati; proprio sull’esempio di Paolo, il quale non esitava a chiedere ai cristiani di Corinto di considerarlo in termini di amministratore: “Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele” (1 Cor 4, 1-2). Al Dio fedele si risponde con la fedeltà a Lui, al compito che Lui affida. E la fedeltà esige di fare ciò che Lui chiede di fare e di farlo bene, con amore, con senso di immedesimazione proprio perché amico e Signore; di farlo con maggior interesse che se si trattasse di un affare personale, mai con stile da meri burocrati, come ammonisce frequentemente Papa Francesco.
Stiamo provando a rendere concreti gli ambiti in cui si è chiamati a testimoniare fedeltà nella vita del ministro ordinato, ingaggiato interamente, senza riserve di privacy, dalla passione per il Regno: fedeli al ritmo della ferialità, mettendo anche dei paletti disciplinari per la levata, i tempi dello spirito, l’ora del riposo; fedeli al senso comunionale che caratterizzerà la comunione pastorale dove l’obbedienza vi chiederà di esercitare il ministero: fedeli agli incontri che ne ravvivano lo spirito comunionale; fedeli al territorio, radicandovi in esso, facendolo abitare nella mente e nel cuore; fedeli agli appuntamenti richiesti dalla Liturgia delle Ore a beneficio spirituale dell’intera umanità che nella vostra troverà la sua voce di supplica, di lode, di benedizione; fedeli all’annuncio del kerigma, di Gesù Cristo morto e risorto, Salvatore e Signore, Volto e Parola del Padre, datore dello Spirito, Capo e Sposo della Chiesa, Senso ultimo del vivere umano; fedeli alla celebrazione dell’Eucaristia; fedeli alla celebrazione per se stessi del sacramento della Confessione frequente, e all’esercizio del ministero della Confessione, offrendo ai fedeli momenti propizi per la riconciliazione con Dio e con i fratelli, grazie al ministero della Chiesa che viene esercitato attraverso di voi; fedeli alla adorazione quotidiana dell’Eucaristia e alla recita del Rosario come espressione di una vera devozione filiale a Maria; fedeli al ritiro mensile e agli esercizi spirituali annuali; fedeli alla parola data: persone affidabili, su cui anche la diocesi in cui si è incardinati potrà sempre contare per le sue prospettive pastorali; mai annoverati tra gli imboscati; fedeli all’impegno del celibato come dono di dilatazione del cuore riempito ogni giorno di amore per il Regno, senza compromessi di invasione di affetti, di potere, di denaro, di vita comoda moderna; fedeli all’obbedienza ecclesiale; fedeli all’attenzione da prestare ai segni di vocazione alla vita consacrata e presbiterale che Dio non cessa di offrire alla sua Chiesa, da intercettare, da favorire, da accompagnare; fedeli anche all’amicizia che si è creata nel gruppo classe e con gli altri seminaristi, durante gli anni di vita di Seminario.